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Piero Ricci

Via Petrarca, 9 - Isernia

Ha rivoluzionato la costruzione della zampogna, introducendo una canna di grafite all’interno del legno, rendendone stabile il suono, aumentando il numero delle canne e ampliando da due a dodici le possibilità di accordi dello strumento, praticando nuovi fori e utilizzando la tecnica “a forchetta”. Parliamo del Maestro Piero Ricci, liutaio, compositore molisano doc, che dopo aver frequentato il Conservatorio per diplomarsi in flauto, ha seguito il richiamo della sua amata terra per studiare e costruire zampogne. Un tavolone pieno di attrezzi da falegnameria, colle, pinze, sgorbie, un tavolo con dei computer e un diapason, poco più in là una tastiera, degli strumenti. Al piano inferiore un tornio. Ogni parte dello strumento è da lui progettata, sperimentata, costruita con sapienza, abilità e tanta pazienza. «Tutta la mia famiglia ha sempre suonato questo strumento e anch’io da bambino mi divertivo a produrre suoni, giocando. Poi mi sono reso conto dei suoi limiti e ho cercato di modificarne la costruzione per ampliare la gamma delle note e rendere più stabile l’accordatura,» racconta il maestro, che ha effettuato una vera e propria rivoluzione nel campo. «La canna in grafite è l’anima della zampogna,» ci spiega. «Difficile determinarne la conicità giusta, il diametro di entrata e quello di uscita. Le mie zampogne hanno canne di misure diverse, ognuna con fori e dimensioni studiati ad hoc, come pure le ance.

Con le canne in grafite ho evitato che l’accordatura cambi a seconda della variazione naturale del legno, che comunque non deve essere tenero. Un tempo si suonava solo con l’accompagnamento della voce o della ciaramella, proprio per la difficoltà dell’intonazione con altri strumenti. Con la stabilizzazione del suono, ho superato questo inconveniente e ho reso possibile suonare la zampogna con altri strumenti.» L’abilità e la maestria di Ricci nel campo musicale è riconosciuta sia in Italia che all’estero, tanto che è stato chiamato a suonare con orchestre di musica classica quali I Solisti Aquilani, l’Orchestra Scarlatti e la Princeton Orchestra. E non solo: il maestro Riccardo Muti l’ha chiamato al Teatro alla Scala per suonare il suo strumento nell’opera Nina di Paisiello. Attualmente Piero Ricci sta suonando con un’orchestra di mandolini, alla ricerca di nuove possibilità di armonie.

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