“Piccola Isola” è il significato gaelico di Eilean, il nome del fortunato yacht nato dalla sapiente mano di William Fife. Fife, nome sconosciuto ai più, figlio d’arte che ereditò il nome e l’esperienza di tre generazioni di costruttori di barche scozzesi, divenendone ben presto l’interprete più famoso e riconosciuto nel nascente mondo dello yachting anglosassone. Willam Fife I, II ed infine lui, William III, per gli “amici” Fife Junior, seppe interpretare le necessità, i capricci e le aspettative di reali, nobili e possidenti di tutta Europa che nella metà XIX secolo si appassionarono a questo nuovo e curioso sport. Erano i tempi dei piroscafi a vapore, quando per raggiungere le Americhe erano necessari oltre trenta giorni di navigazione e la Rivoluzione Industriale stava affermando una nuova classe sociale, gli “imprenditori d’industria”.
Protagonista di un’epopea straordinaria, Eilean è una barca leggendaria che racconta una storia di maestria, di talento e di passione. Il sogno degli uomini che l’hanno costruita si fonde con quello di chi l’ha salvata e resa immortale.
Eilean, commissionata dai fratelli Fulton, ricchi commercianti scozzesi di metalli, vide la luce nel cantiere della famiglia Fife sulle rive del Clyde nel 1936 e oggi, dopo numerose peripezie, è giunta a noi raccontandoci la storia di una vita fortunata. Attraversato il 1900 e le sue guerre, cadde in disarmo quando nel 2006 la fortuna volle farle incrociare lo sguardo di Angelo Bonatti, ai tempi CEO di Panerai, che ne fece commissionare la ricerca storica e il meticoloso restauro, terminato nel 2009.
La storia e l’arte dei maestri d’ascia e delle costruzioni navali lignee si perdono nella notte dei tempi. I corsi e gli specchi d’acqua, non a caso definiti “vie d’acqua”, svolsero funzioni comunicative e commerciali fondamentali dall’antichità fino alla fine del 1800, quando la rotaia prima e la gomma dopo, portarono al declino di queste autostrade naturali e dei mestieri che qui proliferavano. Se barche raffinate e sinuose come Eilean hanno faticato a raggiungere i giorni nostri, risulta chiaro come le barche da trasporto e da lavoro, ben più povere di vezzi e finiture, ma altrettanto ricche di tradizione e storia, non abbiano avuto la fortuna di poterci raccontare personalmente il loro trascorso.
A oggi alcune virtuose realtà si impegnano per difendere questo patrimonio e trasmettere ciò che ancora non è andato perduto, per tramandare la storia dei William Fife, di Eilean, dei leudi, dei trabaccoli, dei trasportatori di marmo del Duomo di Milano, dei maestri d’ascia, interpreti ed attori di un tempo passato. In quest’ottica di salvaguardia del passato proiettata verso nuovi modelli di economia sociale sostenibile, nascono le Officine dell’Acqua sul Lago Maggiore. Un progetto di riqualificazione urbana di un’ampia area dismessa sul porto di Laveno, centro di attività artigianali legate alla lavorazione del legno e alla storia della navigazione delle acque interne. L’importanza di cogliere il valore di questi manufatti, non soltanto da un punto di vista artigianale ma anche e soprattutto socio-economico, diviene il fulcro per la comprensione della storia territoriale, dello sviluppo urbanistico e demografico, strumenti imprescindibili per la progettazione di opportunità future, nell’era post pandemica, quali il turismo di prossimità e la riscoperta delle attività tradizionali. Oggi Eilaen non narra solo la sua storia, ma è testimone di una maestria del passato che spesso non ha avuto la fortuna di incrociare gli occhi e la sensibilità di chi avrebbe potuto salvarla. Il nostro impegno, oggi, deve volgere alla formazione e alla sensibilizzazione delle future generazioni, perché possano crescere con sguardo più preparato e attento.