Scoprire un tesoro nascosto, magari affrontando pericoli e insidie, è un sogno comune a tutti i bambini: alla preziosità del contenuto dei forzieri si somma la soddisfazione per aver decifrato mappe, scalato vette, solcato mari, interpretato codici segreti, insomma per aver dato prova di intelligenza al fine di non fermarsi di fronte all’evidenza, ma di andare più in profondità. Scoprire un “Tesoro Vivente”, ovvero un grande artigiano, regala le stesse emozioni e prevede le medesime modalità, o quasi: forse non si affrontano le acque tumultuose dei mari tropicali, ma certamente ci si scontra con le idee post-moderne dell’indifferenza, di una burocrazia non sempre efficace, di una tendenza all’omologazione che accomuna le opere dei Maestri a quelle, ben più banali e meno preziose, di una produzione senz’anima.
Il talento, l’autenticità, il legame con il territorio, la creatività rendono i grandi maestri artigiani dei veri e propri “Tesori Viventi”. Un patrimonio che va protetto, incentivato con amore e con impegno etico. Perché la bellezza, come l’oro e le gemme, va sempre ricercata e scoperta con metodo ed entusiasmo.
Questa rivista ha voluto aiutarci a scoprire alcuni di questi “Tesori Viventi”, per permetterci di ricordare che il talento e la maestria sono le attitudini necessarie per trasformare elementi comuni in oggetti davvero preziosi e significativi. Ma ci ha anche aiutati a comprendere che dietro alcune definizioni a noi care, come appunto Maestro, ci sono storie vere, esemplari, significative.
C’è il lavoro difficile ma necessario di chi si trova a dover valutare, osservare, riconoscere, promuovere, proteggere e sostenere i mestieri d’arte d’eccellenza, che ci si trovi in Giappone, in Francia, in Europa, o nella nostra meravigliosa Italia, da Nord a Sud. Dall’INMA francese all’Associazione giapponese dei Tesori Nazionali Viventi, e includendo naturalmente anche la Fondazione Cologni di Milano e la Michelangelo Foundation di Ginevra, alla base del riconoscimento dei “tesori” dell’artigianato d’arte non può non esserci l’impegno etico e quotidiano a utilizzare strumenti di valutazione adeguati, che possano risultare adatti sia al mondo dei beni culturali, sia a quello delle attività commerciali; perché una valutazione è buona o cattiva se produce o non produce gli effetti di incentivo per i quali è stata introdotta. Incentivare: tra le finalità di questo incessante lavoro di riconoscimento e protezione dei “Tesori Viventi” dei mestieri d’arte vi è proprio la possibilità di fornire un’ispirazione, o appunto un incentivo, a chi Maestro non lo è ancora ma lo vuole diventare.
La definizione del titolo di “Maestro”, nelle sue diverse declinazioni, è insomma in linea con la stessa natura ibrida del mestiere d’arte, al contempo legato al mondo della produzione culturale e del patrimonio immateriale, ma anche strettamente connesso al mercato e alla produzione, sia pur di nicchia. Lo testimonia bene il titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere, che in Italia assegniamo ogni due anni a una selezione di straordinari artigiani operativi in bottega, in atelier o all’interno di un’impresa: mani che valgono quanto un tesoro, perché alla competenza aggiungono la passione e l’intelligenza emotiva del cuore.
E la nostra speranza è che questa celebrazione dei “Tesori Viventi”, questa valutazione serena e oggettiva, sia sempre un valido incentivo per mantenere, migliorare o riscoprire quell’eccellenza artigiana che è alla base del migliore made in Italy e della produzione quotidiana di bellezza che in tutto il mondo si associa all’Italia e alla cultura del craft.