La famiglia Traversari è impegnata nella lavorazione del mosaico a Firenze da quattro generazioni. L’attività fu avviata da Arturo, nell’ultimo quarto del xix secolo, con una bottega di souvenir di bigiotteria, realizzati in mosaico di pietra, destinati a un’élite di acquirenti, spesso stranieri. Attraverso quei raffinati oggetti i turisti più sensibili conservavano un tangibile ricordo, “in piccolo”, di quanto ammirato e apprezzato durante il Grand Tour italiano: monumenti, rovine classiche, paesaggi, scene di vita popolare o soggetti botanici come il giglio, l’iris (o giaggiolo) e la rosa, simboli di Firenze. Erano gli anni in cui la cultura artistica italiana riscopriva, sia per la complessa lavorazione sia come espressione figurativa, l’arte musiva di tradizione romana e bizantina, ricercando le originali materie prime, le cave e i luoghi di estrazione, oltre al recupero manuale delle tradizionali tecniche di preparazione e di composizione, rimaste invariate nei secoli.
La peculiarità che rende pressoché unica questa storica bottega fiorentina è la perizia artigianale dei suoi maestri nel padroneggiare ben tre tecniche dell’arte musiva – il commesso fiorentino, il mosaico in tessere e il micromosaico – perpetuando in poetiche creazioni un’abilità esclusivamente manuale rimasta invariata nei secoli.
L’abilità manuale si univa all’inventiva, alla capacità disegnativa e all’acquisizione di una perizia artigianale che consentiva di operare nel pieno rispetto della composizione delle pietre, delle singole caratteristiche e della potenzialità espressiva determinata dalla compattezza o dalla fragilità, dalle variazioni cromatiche e dalle sfumature modulate dal taglio e dall’incidenza della luce sulle superfici con venature di diversa cromia. Quella maestria e sensibilità, acquisita con il tempo, dava vita a oggetti ornamentali adeguati alle esigenze e al gusto revivalistico di tardo Ottocento, che riscopriva l’arte musiva come espressione artistica capace di sofisticate soluzioni decorative, ma anche in grado di restaurare opere musive danneggiate dal tempo, di integrare le parti mancanti o cadute o anche creare copie perfette di celebri opere pittoriche e di manufatti lapidei, conservati nei musei pubblici e privati, di Firenze. L’arte musiva era, infatti, fortemente radicata in ambito fiorentino, dove sono conservate opere di grande valore come, citando solo alcuni esempi noti, i suggestivi reperti nella chiesa di Santa Reparata, antica cattedrale di Firenze, i mosaici del Battistero, le opere quattrocentesche volute
da Lorenzo il Magnifico come la Porta della Mandorla, su disegno di Domenico Ghirlandaio, attraverso un percorso artistico che si dipana nei secoli che ebbe per fulcro le botteghe medicee degli Uffizi, poi divenute, alla fine del xvi secolo, manifattura delle pietre dure o Galleria dei Lavori, trasformata alla fine del Settecento in Opificio delle Pietre Dure, con sede in via degli Alfani.
È questo articolato background artistico che fa da sfondo all’attività svolta nei decenni dai Fratelli Traversari: Alfredo e Aldo, succeduti al padre Arturo, trasferirono l’attività a Porta Romana, poi seguiti dalla nuova generazione di Franco, attualmente intrapresa dai figli Daniele, Letizia e da Lorenzo, figlio di Aldo, coadiuvati da qualificati maestri, artefici di un settore artigianale che opera esclusivamente con tecniche manuali. È il materiale altamente selezionato in gran parte proveniente dall’area fiorentina e toscana, unito alla straordinaria qualità artigianale, a distinguere il prodotto “made in Florence”, prima ancora che made in Italy.
Attualmente la famiglia Traversari realizza bigiotteria in mosaico su base di ottone e di argento e mosaici artistici di vario soggetto: botanico e floreale, paesaggistico, o composizioni che sono l’esatta riproduzione di celebri dipinti. I maestri padroneggiano con eccellenza tre distinte tecniche, che tutte necessitano di grande competenza e capacità artistica. Il mosaico in pietre dure naturali (calcedoni, diaspri, lapislazzuli, malachite…) e marmi di selezionata qualità, riprende la tradizione cittadina del commesso fiorentino, ossia di pietre unite per formare un motivo decorativo. Le pietre sono tagliate utilizzando tradizionali strumenti, come l’archetto in legno munito di filo di ferro e polveri abrasive, poi unite e lucidate, dando vita a sfumature cromatiche e giochi di ombre e di luce propri della naturale composizione delle pietre dure. La seconda tecnica impiegata è il mosaico in tessere quadrangolari di vetro, esclusivamente di Murano, di derivazione bizantina, che creano cromatismi modulati dall’incidenza luminosa. Sono impiegati due diversi procedimenti: l’applicazione “al rovescio” delle tessere, fissate su un supporto cartaceo, poi capovolto, e la tecnica “diretta” che, invece, le fissa su una base di stucco.
La storica bottega ha inoltre ridato vita alla tecnica tardo settecentesca del micromosaico, o mosaico minuto, utilizzando vetro smalto ovvero pasta vitrea, unita a ossidi metallici di Murano trasformato o meglio filato, con un delicato procedimento di rifusione, in sottili bacchette dette “teghe” per realizzare minuscole tessere. Queste sono disposte verticalmente per disegnare il motivo decorativo prestabilito in base alle diverse tonalità e, infine, pareggiate in orizzontale per ottenere una superficie liscia.
Grande tecnica e maestria sopraffina dunque in questo storico atelier fiorentino, che ci riporta alla magnificenza delle botteghe medicee e ci incanta con le sue poetiche e delicate creazioni, frutto di un magistero incomparabile ancora apprezzatissimo in tutto il mondo, fiore all’occhiello della “grande bellezza” italiana.