L’arte di tessere la storia

di Anna Carmen Lo Calzo

fotografie di Anna Morosini

pubblicato su Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture n. 31 settembre - 2025

La storia della famiglia Pardi sembra un racconto epico, una narrazione letteraria o il capolavoro di un grande regista del Novecento. Dall’intuito visionario di un nucleo familiare unito da valori solidi come determinazione, spirito d’avventura, condivisione, nel 1949 nasce a Todi la Tessitura Pardi, laboratorio d’eccellenza specializzato in biancheria per la casa e corredi ispirati alla tradizione medievale umbra. I motivi decorativi, come il famoso grifo di Perugia che evoca forza, nobiltà e protezione, riprendono temi classici: flora, fauna, figure geometriche, soggetti mitologici. Proprio come in una grande saga, Alberto Pardi – affettuosamente chiamato Albertino – ci conduce in un viaggio suggestivo tra episodi personali e familiari, intrecciati a vicende storiche e imprenditoriali, che hanno segnato il cammino della sua famiglia.

 

Nata nel 1949 a Todi da una visione familiare che intreccia storia, coraggio e identità, la Tessitura Pardi è oggi simbolo di eccellenza artigianale umbra. Le sue stoffe, frutto di una lavorazione minuziosa su telai tradizionali, non sono solo oggetti per la tavola: sono frammenti di memoria viva, tessuti che raccontano valori e legami tramandati.

 

 

Tessitura_Pardi_tessile_Fondazione_Cologni_0S4A5265_credit-Anna-Morosini

 

Tutto ebbe inizio ventisette generazioni fa, quando il capostipite della famiglia Pardi, maestro orologiaio, si trasferì da Camerino (comune in provincia di Macerata) a Montefalco, per esercitare l’attività di responsabile dell’orologio del Comune. Successivamente, i Pardi iniziarono a diversificare le loro attività, caratterizzandosi sempre per spirito di intraprendenza e senso di appartenenza al territorio.

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«Quattro generazioni fa», racconta Alberto, «il mio bisnonno e i suoi fratelli, spinti dalla passione, fondarono una cantina specializzata nella vinificazione del Sagrantino e del Passito. Entrambi i vini furono molto apprezzati dal Vaticano, ma con lo scoppio della Seconda guerra mondiale l’attività vinicola andò in crisi e la cantina venne chiusa. Nel 1949, in pieno dopoguerra, il fratello del nonno e tre cugini non si persero d’animo e decisero di dedicarsi a un mestiere antico. Fondarono il loro primo laboratorio di tessitura, passando dalla produzione di pezze grezze per la casa a quella dei corredi, molto richiesti durante il boom delle nascite. Acquistarono il loro primo telaio a navetta per la lavorazione Jacquard a Busto Arsizio. Poiché a Montefalco non esistevano tecnici capaci di utilizzarlo, decisero di chiedere a un operaio locale di trasferirsi in Umbria. A quel tempo in paese non c’erano alberghi, quindi lo ospitarono a casa loro. Si narra che versasse il vino nella minestra durante la cena, secondo una tradizione nordica a loro sconosciuta. Fu un eccellente tessitore, lavorò al loro fianco per anni ed è il nonno del nostro attuale capo fabbrica».

 

Tessitura_Pardi_tessile_Fondazione_Cologni_0S4A4740_courtesy-Pardi

 

Lo spirito d’avventura continua anche con la figura di Alberto Pardi, padre di Albertino, il quale, prima di dedicarsi alla tessitura, lavorò in Venezuela nell’importazione di ceramiche da Sassuolo. Tornato in Italia, negli anni Novanta, dopo qualche rocambolesca peripezia, Albertino riuscì a realizzare il suo sogno nel cassetto: diventare enologo.
«Avrei voluto frequentare la scuola superiore di agraria, ma mio padre fece di tutto per rimandarmi al corso di enologia una volta finito il liceo. Per lui la cantina era il lascito di mio nonno, mentre la tessitura rappresentava il frutto di tre generazioni di operai. Quando gli dissi che volevo lasciare l’Italia per andare in Australia, mi chiese di salutare uno a uno i nostri collaboratori. In quel momento capii che non ce l’avrei mai fatta a partire. Ottenuto il risultato con poche e sagge parole, mio padre mi spinse anche a frequentare un master sulla gestione d’impresa alla Bocconi. Oggi mi sento completo, non ho rinunciato alla mia passione per l’enologia, sono entusiasta della tessitura: studio le tecniche di lavorazione, faccio ricerca e sperimentazione».

 

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Nei primi anni del Duemila la globalizzazione mise in crisi il settore del tessile di produzione italiana e la famiglia Pardi si trovò davanti a una scelta: modernizzare i telai o tenere quelli dei nonni? «Non avemmo dubbi, restammo fedeli alla tradizione. L’idea fu vincente, nonostante sembrasse folle. La verità è che il nostro prodotto si caratterizza proprio grazie al tipo di lavorazione sui vecchi telai a navetta che curiamo minuziosamente. I colori nascono dall’intreccio tra ordito e trama, non da stampe. I clienti comprano da noi un frammento di storia, la storia della nostra famiglia. Lavoriamo in filo tinto, personalizziamo ogni creazione perché siamo artigiani. È un’esperienza sensoriale che coinvolge vista, tatto e olfatto. Non è un prodotto da comprare con un clic. Tuttavia, ci siamo “attrezzati”, grazie anche al coinvolgimento di mia moglie, che è diventata interior designer. Sono lieto di notare che i giovani stanno riscoprendo l’amore per la tavola ben apparecchiata e per ciò che rappresenta, a prescindere dall’estetica. Apparecchiare è un atto d’amore, un gesto di rispetto; la tavola crea il ricordo di un momento, evoca carattere, personalità, come un abito sartoriale.»

 

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Quando un mestiere si trasmette attraverso generazioni, intrecciando umanità, dedizione e bellezza, acquista un valore che va oltre il prodotto finito. La tessitura diventa metafora della vita: un intreccio di legami autentici e durevoli, che rendono ogni creazione della Tessitura Pardi qualcosa di unico e irripetibile.

Anna Carmen Lo Calzo

Anna Carmen Lo Calzo

Ex modella internazionale, musa ispiratrice di stilisti come Gianfranco Ferrè e Giorgio Armani, archiviate le sfilate e i servizi fotografici, ha trasformato in professione la passione per il mondo del lusso e del made in Italy. Giornalista pubblicista dal 2003, è scrittrice e consulente di comunicazione.

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