il senso profondo della bellezza

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Kenji Suda è nato a Tokyo nel 1954. Per tre generazioni la sua famiglia si è dedicata all’arte del mokkōgei, il termine giapponese per ebanisteria (dove moku significa legno e kōgei si riferisce all’espressione più alta dell’artigianato, quella che in Italia chiamiamo Mestiere d’arte). Nel 2014, all’età di 60 anni, Suda è stato designato Conservatore di un’Importante Proprietà Culturale Intangibile nel campo del mokkōgei, ed è quindi diventato un Tesoro Nazionale Vivente del Giappone.

Kenji Suda, Tesoro Nazionale Vivente giapponese, è l’ultimo rappresentante di una lunga stirpe di ebanisti raffinati. Ha ereditato conoscenze, tecniche e capacità che si traducono in opere pregiate e i cui segreti vengono tramandati alle giovani generazioni con grande devozione.

In passato, la lavorazione del legno era considerata un mestiere umile, solitamente associato alla produzione di oggetti di uso comune. Il valore artistico dell’ebanisteria fu riconosciuto per la prima volta a metà dell’era Meiji (1868-1912) grazie a Sōmei Maeda, padre putativo del mokkōgei giapponese, che scoprì i preziosi alberi di gelso che crescevano a Mikurajima, una delle sette Isole Izu. Maeda realizzò delle importanti opere in gelso di Mikurajima, il cui nome in giapponese significa “raro albero pregiato”, nelle quali infuse l’espressione del suo personale senso estetico.

Kenji Suda

Maeda fu Maestro di Sōgetsu (1877-1950), nonno paterno di Kenji Suda, che era un falegname specializzato in templi e tabernacoli (miyadaiku). Dopo essere stato discepolo di Maeda, Sōgetsu tramandò le autentiche tradizioni del mokkōgei a suo figlio Sōsui, che a sua volta le insegnò al figlio Kenji. Le tecniche ereditate da Suda attraverso il nonno e il padre si sovrappongono alla storia dell’ebanisteria più raffinata. Quando Suda era ancora un ragazzo, la bottega del padre era la sua stanza dei giochi: passava il tempo a osservarlo al lavoro, ascoltando con interesse le vecchie storie d’arte che gli raccontava. Apprendendo attraverso gli occhi e le mani, Suda divenne un artista del mokkōgei in modo del tutto naturale. Si laureò in design di interni e di arredi presso la Tokyo Metropolitan Kōgei High School, e al tempo stesso apprese l’arte della laccatura urushi dalla nonna materna, Shunsai Yamaguchi. Nel 1975, all’età di soli 21 anni, le opere di Suda furono ammesse per la prima volta alla 22ma “Mostra Tradizionale Giapponese di Kōgei”.

Kenji Suda

L’ebanisteria mokkōgei abbraccia una gran varietà di oggetti, tra i quali gli utensili di uso comune come ciotole e attrezzi per la cucina, per la cerimonia del tè, arredi raffinati, piccole scatole e così via. Il legno impiegato dai maestri artigiani proviene da alberi centenari, e viene lasciato essiccare da dieci a vent’anni in un ambiente a temperatura controllata. Suda è specializzato nella creazione di piccole scatole e di elementi di arredo: dei veri e propri capolavori che realizza con l’antica tecnica del sashimono, dove il legno viene assemblato senza l’utilizzo di chiodi. La caratteristica principale del lavoro di Suda, e che ne fa un artista eccezionale, sta nell’abbinare il mokkōgei alle raffinate tecniche della laccatura urushi, dell’intarsio, della lavorazione del metallo e della tintura. Nel suo magico mondo di artigianato d’eccellenza, Suda dedica grande attenzione e maestria al fine di ottenere da ogni elemento un risultato armonico. Suda ha sviluppato il suo inconfondibile stile facendo proprio lo spirito dei mestieri d’arte della tradizione giapponese, e ha contribuito così a tracciare una storia del tutto nuova per il mokkōgei contemporaneo. «Ciò che è importante non è solo la tecnica,» spiega. «Sento di avere instaurato un legame emotivo tra il legno e il mio lavoro.

Kenji Suda

Il legno ha una sua bellezza, che io voglio rispettare e mettere in risalto aggiungendo degli elementi decorativi che provengono dalla mia esperienza. Questo senso estetico rappresenta la vera essenza del kōgei tradizionale giapponese; come Tesori Nazionali Viventi, la nostra missione è di tramandare la sua storia e il senso della bellezza che appartiene al nostro popolo.»
Oltre a incastonare conchiglie nelle sue scatole e nei suoi mobili, Suda abbina elementi metallici e borchie, rifinendoli con lacca urushi. Inoltre, realizza personalmente il tessuto con il quale avvolge e protegge le sue opere. Le chiavi che chiudono le scatole sono fatte normalmente da specialisti, ma Suda crea anche queste da solo con la tipica tecnica dell’ibushigin, che conferisce all’argento una patina più delicata e meno lucida. In questo modo, Suda produce tutti gli elementi personalmente, attingendo a una varietà di ambiti professionali. Ciascuna delle sue opere è estremamente elaborata, e richiede molto tempo, cosicché il risultato finale è sempre molto affascinante.

Kenji Suda

Sebbene il mokkōgei giapponese sia noto in tutto il mondo sia per le tecniche sia per gli strumenti, esistono solo pochi maestri esperti nel mestiere, e ancor meno successori. Per Suda è fondamentale poter trasmettere le sue conoscenze alle nuove generazioni. «In questo campo è importante non solo comprendere e interpretare la cultura del mestiere, ma anche metterla in relazione con la propria espressione artistica. In Giappone non ci sono scuole dove apprendere l’ebanisteria, e non ci sono corsi all’università. Per questo è difficile che i giovani possano cominciare a lavorare il legno in modo artistico. Per più di 110 anni la mia famiglia ha tramandato la devozione a questo mestiere che risale ai tempi dei pionieri del mokkōgei. Ciò mi ha permesso di diventare a mia volta un artista in questo campo, e sento che è mio dovere trasmettere ai giovani non solo le competenze e le conoscenze ma anche lo spirito del mokkōgei.» Per questa ragione, ogni due mesi Suda tiene corsi per cinque artisti provenienti da Tokyo, Niigata, Gunma, Saitama e Ibaraki. A loro insegna tutte le tecniche di base e affida progetti da realizzare. Due dei suoi studenti hanno già ricevuto premi nel corso di mostre dedicate ai mestieri d’arte. Inoltre impiega il suo tempo a scambi culturali internazionali, tra cui workshops in Nuova Zelanda, Svezia e Danimarca.

L’atelier di Suda si trova a Kanra-machi, nella prefettura di Gunma, dove si è trasferito da Tokyo nel 1992, per lavorare in uno studio più grande e in un ambiente ricco di legname. Lo studio è situato su una collina, in cima a una stradina di campagna, dalla quale si gode una spettacolare vista sul paesaggio circostante. Un luogo che emana bellezza e passione, proprio come le sue opere. Suda mi illustra il suo lavoro di precisione usando una piccola pialla che sta nel palmo della sua mano. «Questa pialla apparteneva a mio padre,» racconta. «Purtroppo non ho più molti attrezzi vecchi, perché quelli di mio nonno furono bruciati nel grande terremoto di Kanto, mentre quelli di mio padre andarono distrutti durante il grande bombardamento di Tokyo.» Grazie a questa piccola pialla sopravvissuta, Suda continua a creare nuovi tesori nazionali. Nell’osservarlo al lavoro, mi sento toccata nell’animo da questa lunga storia di famiglia.

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