Un tè con l’artigiano

di Alberto Cavalli

«I gesti degli artigiani, il loro lavoro, i loro materiali non sono più presenze quotidiane, costanti.» Lo sguardo di Tapiwa Matsinde, la curatrice britannica che creerà la straordinaria “Sala da tè” tutta artigianale di “Homo Faber”, è preciso e al contempo sognante. Evoca uno scenario lontano: quello dello Zimbabwe, suo Paese d’origine, con le miriadi di attività che si svolgevano ogni giorno in modo quasi rituale, consapevole, apparentemente immutabile. Gli artigiani trasformavano i materiali locali in oggetti funzionali, pronti per l’uso: per loro, e per i loro clienti, il concetto di preziosità era legato al tempo necessario per realizzarli.

Nell’era del tattile e della condivisione, perché non prendere un tè seduti su raffinati oggetti di design, giocando a scacchi in legno intagliato? La mano dell’uomo è il fil rouge di questa mostra interattiva che abbatte le barriere tra persona e oggetto.

La loro maestria, appresa spesso in modo informale, si dipanava lungo le strade sotto gli occhi curiosi delle persone, e soprattutto di una bambina che di lì a pochi anni sarebbe diventata una delle più importanti esperte internazionali di craft africano, e di design contemporaneo: Tapiwa Matsinde, appunto. Che in occasione di “Homo Faber” tramuta il Padiglione delle Capriate, suggestiva struttura a tre navate che sorge nel parco della Fondazione Giorgio Cini, in una inedita sala da tè: «La distanza rispetto alla quotidianità della presenza degli artigiani è uno dei primi aspetti che mi ha colpito, quando dallo Zimbabwe sono tornata a Londra. Tendevo a darla per scontata, ma non lo è. Per questo l’idea di creare uno spazio dove non vige più il dogma del guardare ma non toccare, e dove anzi gli oggetti possono venire esperiti, vissuti e utilizzati, mi ha molto stimolata.»

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“The Artisan: una sala da tè fatta a mano” si colloca a tutti gli effetti come una delle 15 mostre di cui si compone “Homo Faber”, intese per celebrare la maestria degli artigiani che, come Tapiwa osserva, sembrano sempre più retrocedere a presenze evanescenti nelle nostre città. Ma diversamente dalle altre esposizioni, “The Artisan” affianca agli elementi della contemplazione, della meraviglia e della scoperta un aspetto inedito e quasi irrituale, per una mostra in equilibrio tra arte, artigianato e design: quello dell’interazione.

I visitatori di “Homo Faber”, infatti, possono approcciare le scelte curatoriali effettuate da Tapiwa (tavoli, sedie, vasi, divani, poltrone…) sia come espressioni espositive, sia come elementi d’arredo di un luogo presso il quale si può davvero prendere un tè. E non un tè qualunque, ma una miscela speciale appositamente creata dai Mariage Frères, il celebre marchio francese che artigianalmente crea profumate e raffinate infusioni. Accomodarsi su una poltrona di Morelato o su uno degli sgabelli di Lunardelli, naturalmente fatti a mano; scegliere un libro Marsilio da scaffali in legno realizzati a mano nel Regno Unito, o sentirsi in una puntata di The Crown sulla poltrona Peacock di Visionnaire; concedersi una partita a scacchi utilizzando preziosi pezzi scolpiti artigianalmente, o addirittura sfidare a calcetto uno degli Young Ambassadors di “Homo Faber” sullo straordinario calcio-balilla artigianale; esperienze che nulla tolgono all’attenta osservazione che di solito gratifica le mostre, ma che aggiungono un elemento sensoriale che permette non solo di ammirare, ma anche di sentire (su di sé e intorno a sé) la raffinata qualità del lavoro degli artigiani.

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«La definizione di craft, oggi, deve evolvere per comprendere tante manifestazioni del talento umano, come Michelangelo Foundation auspica,» commenta Tapiwa Matsinde. «In questa sala da tè vi sono pezzi funzionali e oggetti decorativi; espressioni di talento artigiano e visioni più legate alla manifattura; creazioni sorprendenti e altre più quotidiane; ma in ogni oggetto è presente la mano dell’uomo.»
Il talento degli artigiani, dall’Europa all’Africa e dall’America al Giappone, cancella le barriere formali e forse ormai tramontate che separano e frammentano le espressioni creative dell’uomo, per celebrare quello che le macchine non sapranno mai fare bene come noi: interpretare i sogni, per trasformarli in realtà. Anche, e soprattutto, nel nostro quotidiano.

Alberto Cavalli

Alberto Cavalli

Alberto Cavalli è direttore generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica di Milano, giornalista e scrittore, collabora stabilmente con numerose riviste ed è autore di saggi e contributi editoriali. Dal 2014 è titolare della cattedra di “Mestieri d’arte e bellezza italiana” presso il Politecnico di Milano. Nel 2016 diventa executive director della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship. È curatore generale di Homo Faber Event.

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