L’artigianato è un atto d’amore. È amore per il mestiere, per il gesto sapiente che plasma la materia e la trasforma in bellezza. È amore del creatore per la sua creatura, per l’oggetto che lentamente prende forma nelle sue mani. È amore per il destinatario, che da quell’oggetto riceverà gioia. Ed è amore dell’artigiano per se stesso, amore e rispetto per il proprio talento e la propria passione. Queste forme d’amore, Lara Pontoni le conosce e le incarna tutte. Se a questo aggiungiamo il fatto che la sua produzione consiste in fiori di seta, bijoux de tête, cappellini, tiare e altre “finezze femminili fuori moda”, tutte raffinatissime e squisitamente retro, il quadro è completo. Ma per ammirarlo nella sua interezza, bisogna partire dall’inizio.
Cappellini rétro, fiori per i capelli, tiare e velette. Un punto dopo l’altro, Lara Pontoni cuce finezze e piccoli lussi ispirati al passato. Perché l’amore, a volte, è soprattutto una questione di testa.
Da quando, cioè, prima di aprire l’atelier Officine Lamour, Lara lavorava come restauratrice di affreschi. Per vent’anni ha vissuto immersa nell’arte e nello splendore, sempre in viaggio, sempre in movimento tra un cantiere e l’altro. Finché un incidente l’ha costretta a cambiare rotta. «Per un lungo periodo, non ho potuto muovermi da casa», racconta. «Ho cominciato a cucire per passare il tempo. Non sapevo ancora che mi stavo inventando una nuova professione». Nuova, sì, ma con radici profonde nel suo passato. «Sono cresciuta con due donne, mia mamma e mia nonna, che sapevano fare tutto. Per emulazione, anche io mi sono appassionata presto al lavoro manuale. A quattro anni facevo già l’uncinetto, a venti ricamavo fino alle 5 del mattino perché non riuscivo a smettere. E durante l’ultimo cantiere, a Venezia, la sera dopo il lavoro andavo a imparare a cucire i corsetti del Settecento».
Dopo l’incidente, quell’antico piacere di usare le mani è tornato, combinato con un gusto più maturo, affinato in tanti anni a contatto con l’arte. «Ma il fascino delle cose “di una volta” l’ho sempre subito, ci ho sempre visto quella cura e quell’attenzione oggi così rare», precisa. «Già alle superiori, quando leggevo D’Annunzio e gli altri autori di fine Ottocento – inizio Novecento, rimanevo incantata dalle descrizioni degli ambienti sontuosi, dei palazzi signorili. Soprattutto mi colpivano le figure di donna, così eleganti, raffinate, dotate di una femminilità d’altri tempi. Non è un caso che io mi sia sposata con un cappellino anni Trenta, con fiore in seta e veletta. Non era una mia creazione, era prima che iniziassi a fare questo mestiere.
Ma in un certo senso, c’era già tutto». Questo “tutto” sarebbe arrivato a tempo debito: dalle prime fasce e turbanti agli accessori più elaborati, fino alle tiare da sposa esposte a Venezia a Homo Faber 2024, e ai fiori di seta che un giorno, mentre Lara era nel pieno di un trasloco, la costumista di Ridley Scott le ha commissionato per Lady Gaga. Tanta cura e nessun compromesso. Lara Pontoni lavora così. «Quello che faccio richiede tempi lunghi fin dalla ricerca del materiale», spiega. «Per i fiori, per esempio, uso esclusivamente la seta. Spesso recupero scampoli e fine pezze dalle aziende, così ottengo alta qualità e sostenibilità in un colpo solo. Per i pistilli mi rivolgo a un pistillificio che li fa dal 1902, per le perline accosto elementi vintage e contemporanei».
Quanto alla lavorazione, è quasi pittorica, un retaggio della sua passata attività di restauratrice. «Tingo un petalo alla volta, modificando leggermente l’intensità del colore per renderlo vibrante e conferirgli quella patina antica che risponde al mio canone estetico. E poi mi piace giocare con le texture, abbinare consistenze diverse, sfruttare la rifrangenza della luce per ottenere effetti cangianti». La tecnica è importante. Tanto che all’inizio Lara pensava che il suo lavoro fosse semplicemente questo: un esercizio di stile. Ma poi, a sorpresa, ha scoperto il potere emotivo delle sue creazioni. «Mai mi sarei aspettata tanto trasporto da parte dei clienti», ammette, e poi cita aneddoti, persone, ricordi. «Una volta mi hanno contattato per un cinquantesimo anniversario di matrimonio. Il marito voleva fare una sorpresa alla moglie e regalarle un cappello uguale a quello che lei indossava il giorno delle nozze – un cappello preso in prestito, perché all’epoca non poteva permettersi di acquistarlo. Cinquant’anni dopo, non c’era stato verso di ritrovarlo: così ha chiesto a me di riprodurlo, basandomi soltanto su poche foto sgranate. È stata una follia accettare. Ma non mi dimenticherò mai quando la signora mi ha chiamato per ringraziarmi. Si è commossa. Era così felice… mi ha ripagato in un secondo di tutta la fatica». Lara si interrompe, riflette un attimo. «Alti e bassi, successi e incertezze», conclude. «Questo lavoro è un’altalena. Proprio come l’amore».