Nel 1948 Franco Fuga e Tullia Ongaro, due abili artigiani compagni di vita e di lavoro, aprirono un laboratorio a Murano per realizzare specchiere veneziane. Grazie alla loro straordinaria manualità e al senso artistico, le loro specchiere divennero in breve tempo conosciute non solo a Venezia ma anche in tutto il mondo. Oggi a continuare il loro lavoro c’è il figlio Giuliano Fuga, che insieme a suo figlio Ludovico, al socio Dario Valeri e una decina di esperti artigiani, continua a realizzare specchi da sogno con le tecniche del passato, mantenendo viva la tradizione di famiglia. Il laboratorio è articolato in vari ambienti: c’è la stanza con i tavoli da disegno e gli scaffali; quella con i torni, i nastri e con le pompe per l’acqua; quella dotata di rastrelliere per fare asciugare i pezzi trattati; la stanza per l’argentatura; la stanza per il restauro.
Racconta Ludovico, che da due anni è entrato a lavorare con suo padre: «Partiamo sempre dal progetto e realizziamo a mano il disegno, di dimensioni reali 1:1. Poi intagliamo il legno e tagliamo il vetro a mano con una punta diamantata. Limiamo gli angoli vivi a nastro, con la carta vetrata, quindi scaviamo, con delle ruote di varie dimensioni e materiali, per ottenere le incisioni e i disegni desiderati. Da ultimo passiamo all’argentatura con un processo chimico, sovrapponendo vari strati di argento. Si possono ottenere diversi effetti, dallo specchio normale a quello anticato, con 5 tipologie di anticatura diversa. Da alcuni anni abbiamo iniziato a sperimentare e creare altri tipi di lavorazioni, tra le quali gli specchi colorati e ossidati, utilizzati anche per realizzare opere d’arte contemporanea.» Tra i lavori realizzati da questi straordinari artigiani ci sono i restauri di tutti gli specchi del Teatro La Fenice di Venezia e il rivestimento delle pareti del palazzo del re dell’Arabia Saudita.