Sicuramente Vittorio Tommaso Barni, creatore nel 1882 del vivaio di Pistoia oggi noto in tutto il mondo, sarebbe fiero del percorso fatto da figli, nipoti e bisnipoti che hanno continuato e ampliato la sua attività fino a far diventare Barni sinonimo di Rose. Confida Beatrice Barni, quarta generazione e Maestro d’Arte e Mestiere: «Possiamo affermare che da una difficoltà è nata la nostra grande opportunità. Infatti, fu grazie alle leggi che nel 1935 vietarono le importazioni di fiori dall’estero, in particolare da Francia e Belgio, che nacque il sodalizio di mio nonno Vittorio con Domenico Aicardi, grande ricercatore e ibridatore sanremese. Qualche anno dopo Vittorio incontrò Francis Meillard che portava avanti in Francia un programma di ibridazione per le rose: insieme costituirono la Universal Rose Selection con lo scopo di diffondere l’amore per le rose in tutto il mondo. Parallelamente, dal confronto e dall’approfondimento delle ricerche, la storia delle nostre rose qui a Pistoia ebbe uno straordinario sviluppo».
Appassionata della sperimentazione, Beatrice è responsabile del settore ricerca che ogni anno propone le nuove varietà di Rose Barni, mentre suo cugino Vittorio si occupa della parte commerciale. «Il processo per ottenere un nuovo ibrido impiega circa sette anni», ci spiega. «Durante questo periodo valutiamo e selezioniamo la resistenza alle malattie, la capacità di rifiorire, l’estetica del fiore. Nel 1991 abbiamo vinto la Rosa d’Oro nel concorso di Ginevra con la rosa Rita Levi Montalcini», racconta con soddisfazione la signora. Oggi il vivaio di Pistoia è un giardino espositivo con campi prova dove avvengono anche le ricerche di ibridazioni. L’altro vivaio di Grosseto, che ricopre un’area di circa 40 ettari, è il punto di produzione, con i campi degli innesti e con tutto il ciclo vegetativo. «Nel nostro catalogo abbiamo circa 650 rose», continua a raccontare l’abile vivaista. «Le più particolari sono quelle legate ai grandi stilisti: Roberto Capucci, Anna Fendi, Valentino, Wanda Ferragamo, i Missoni. La più resistente è la Sans Souci: molto forte, di colore bianco rosato.
La novità di quest’anno è la Cardinal Carlo Maria Martini creata per volere di sua sorella per ricordare la sua opera», conclude Beatrice Barni. «Ha il fiore grande, purpureo, ed è profumatissima». E non si può dimenticare la stupenda e delicata rosa Mestieri d’Arte, commissionata a Barni dalla Fondazione Cologni in omaggio al grande saper fare artigiano.