Per essere un buon restauratore di organi non bastano le competenze tecniche, la conoscenza dei metalli e l’abilità manuale: occorre avere buone nozioni storiche, cultura e orecchio musicale, curiosità da archivista nel consultare i documenti storici e pazienza da certosino per affrontare tutte le fasi del restauro. Ugo Cremonesi ha tutte queste doti, ed è per questo che è diventato il restauratore di fiducia della Curia, oltre a ottenere la qualifica di Restauratore di Beni Culturali e il titolo per restaurare strumenti tutelati dalle Soprintendenze. «Prima di aprire il mio laboratorio con Claudio D’Arpino, mio socio dal 1997, ho frequentato i Conservatori di Brescia e di Trento, mi sono diplomato in pianoforte e armonia, ho lavorato in una storica ditta di restauro di organi, specializzandomi nella meccanica, nel restauro dei mantici, delle tastiere, dei somieri e nell’uso delle colle animali.
Una delle fasi più complesse è il restauro delle tastiere e dei componenti meccanici, che vengono forgiati e battuti a mano in bottega, come avveniva anticamente: gli strumenti da lavoro sono uguali a quelli utilizzati dai maestri organari dei secoli passati». Il vasto laboratorio all’ingresso di Soncino, nel cremonese, è stato attrezzato per poter lavorare al meglio sugli strumenti: insonorizzazione acustica, temperatura costante, grandi tavoli da lavoro. «Sono indispensabili ampi spazi perché le canne arrivano a misurare fino a 5 metri, a volte anche più. Dopo aver studiato la storia di uno strumento, documentandoci negli archivi, smontiamo ogni singolo pezzo, cercando eventuali sovrastrutture e restauri precedenti, per riportarlo all’originale. Io curo ogni fase, dalla progettazione all’armonizzazione finale e all’accordatura. È un lavoro appassionante ma che occupa tantissimo tempo, mesi per uno strumento. Se non c’è passione per questo mestiere non si riesce a farlo!». Nel 2016 Cremonesi ha ricevuto il premio MAM-Maestro d’Arte e Mestiere, riconoscimento dell’eccellenza artigiana italiana.