Oggi che il design riscopre l’artigianato, il pezzo unico o di piccola serie, con un forte debito nei confronti del “vecchio artigiano”, si accorge dell’esistenza dell’artista-artigiano che riesce a proporre veri pezzi di arte applicata contemporanea. L’artista-artigiano salvaguarda la cultura del fare del passato, attraverso l’esercizio quotidiano della manualità, ma usa anche le nuove tecnologie.
L’artigianato artistico italiano costituisce un valore inestimabile per il nostro Paese. Preservarlo è fondamentale perché l’osmosi tra la cultura del fare e quella del pensare, del progettare e dello sperimentare, rappresenta la strada maestra da percorrere per il futuro.
È un autore sempre più vicino al meglio che, da tempo, si può trovare nel craft internazionale. Rimane comunque una figura isolata, anche se giorno dopo giorno cresce il suo valore nella scena culturale italiana. Il mondo del design lo guarda con interesse e spesso ammirazione, è evidente dal fatto che le nuove generazioni di progettisti cercano, sempre più spesso, di praticare la strada dell’autoproduzione, ma è pur vero che per la “nostra scuola” è quasi una figura aliena, laddove architettura e design, da sempre, privilegiano la cultura del progetto rispetto alla cultura del fare.
Oggi, grazie alle iniziative svolte dai cultori della materia (attraverso mostre e pubblicazioni) e dalla Fondazioni Cologni, i più bravi artisti-artigiani vengono sempre più apprezzati e definiti usando l’appellativo “Tesori Viventi”. Tesori: valori, che devono essere apprezzati e custoditi. Ma i nostri, non pochi, autorevoli artisti-artigiani contemporanei, la cosiddetta eccellenza, che a pieno diritto si confrontano con il craft internazionale, non trovano il favore delle istituzioni (emblematica l’abolizione degli Istituti d’arte). Oggi i nostri “tesori” non vengono sufficientemente apprezzati e valorizzati, è rara la loro presenza nei musei di arte applicata ed è quasi sempre il risultato di donazioni. Le opere dei nostri “tesori” sono spesso confuse con oggetti di design, laddove non è facile distinguere il pezzo fatto a mano da quello realizzato (con stampi) in serie. In Giappone, le opere dei Tesori Viventi raggiungono quotazioni di mercato vertiginose; da noi solo la produzione del lusso sa apprezzare e valorizzare il lavoro di questi artisti-artigiani.
Purtroppo l’unico atto, finora messo in campo dalle istituzioni per la valorizzazione e la salvaguardia dell’artigianato artistico, è rivolto alle tradizioni delle varie aree locali (ad esempio per i territori di lavorazione della ceramica) con disciplinari che fissano i canoni della produzione, dell’uso dei materiali e dei decori, dei colori e delle tecniche. L’eccellenza, che è sopravvissuta in una realtà istituzionale e commerciale che l’ha spesso ignorata (se non osteggiata), in compenso ha avuto spesso il sostegno, negli ultimi decenni, dei cultori della materia, sia di ambito progettuale che di ambito teorico-pratico (come Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Enrico Crispolti, Enzo Biffi Gentili, Eduardo Alamaro). Cultori che hanno fatto molto per mantenere viva l’attenzione nel mondo del progetto riguardo questa realtà dai confini incerti (né arte né design), facilmente attraversabili, verso altre aree disciplinari. Cultori che nonostante il grande impegno non sono riusciti a creare il terreno favorevole a un mercato e nemmeno a un collezionismo elitario (rare le presenze nelle manifestazioni internazionali come Basilea e Miami).
I nostri sono “Tesori Viventi” che non abitano, se non raramente, i nostri musei, che non partecipano a Biennali di Arte Applicata (inesistenti in Italia), che non sono presenti sul nostro territorio (per abbellire, connotare, dare significato ai luoghi), in una sorta di museo diffuso e che soprattutto non dialogano con le istituzioni. Dobbiamo fare ancora molto!
Da qualche anno la Fondazione Cologni si è assunta l’impegno di mettere in risalto attraverso i suoi canali queste nostre eccellenze, che dovrebbero poter avere spazio anche su riviste di settore, dovrebbero essere esaltate da musei e istituzioni, ma soprattutto dovrebbero essere coinvolte in strutture in grado di incentivare la ricerca, dando spazio e opportunità a giovani potenziali artisti-artigiani facendo uso, come modelli autorevoli, dei cosiddetti “Tesori Viventi”.