Confrontarsi per crescere e migliorare! Questo è il vero atteggiamento che si dovrebbe praticare continuamente all’interno delle varie discipline artistiche. Per tanti anni (fino agli anni Cinquanta del secolo scorso), l’artigianato artistico di eccellenza veniva regolarmente presentato nelle riviste come Domus o attraverso le rassegne come la Biennale di Monza o la Triennale di Milano. Poi, per molti anni, il silenzio. Solo negli anni Ottanta, con il recupero delle arti applicate e della cultura del fatto a mano, si attivarono diverse iniziative rivolte alla scoperta e anche alla verifica, e quindi al confronto, delle varie espressioni distribuite sul nostro territorio. Dalle prime mostre sperimentali di “Abitare il Tempo” a Verona e “Abitare con Arte” a Milano, ci furono in seguito veri e propri tentativi per far riemergere la formula delle Biennali dedicate alle arti applicate: vere e proprie rassegne di “eccellenza”. Basterebbe ricordare la rassegna “Masterpieces” organizzata a Torino da Enzo Biffi Gentili, o le edizioni biennali di “Artigianato Artistico” che organizzai a Todi e a Boario Terme tra la fine degli anni Novanta e primi anni del nuovo millennio. Il confronto può diventare quindi lo strumento più utile anche per far crescere la nostra produzione, all’interno del più valorizzato mercato internazionale di questo particolare settore. Settore sostenuto, fuori dalla nostra realtà nazionale, da musei, istituzioni, scuole, gallerie, mercato, quotazioni… Un insieme di strutture che potrebbero accogliere e sostenere anche l’attività del nostro artigianato artistico.
L’artista-artigiano è, tra gli artisti, quello che vive più di altri creativi il proprio “isolamento”. Questa condizione lo porta ad esplorare territori poco conosciuti ma lo costringe anche ad avere rare occasioni di verifica e di confronto.
Il nostro patrimonio artigianale ha già avuto esempi virtuosi, per quanto riguarda la crescita di strutture di confronto e valorizzazione, che ci possono illuminare: non solo le già citate mostre e i tentativi di Biennali, ma penso soprattutto a ciò che si fece negli anni Cinquanta per il mobile artigianale della Brianza con la “Permanente” di Cantù, istituzione promossa da architetti come De Carli, Zanuso, Parisi, che diede per decenni il marchio di qualità internazionale al mobile di Cantù. Ritrovare le arti applicate, ritrovarsi per uno stimolante confronto, fino al più ambizioso progetto di definire una “permanente”, è stato e continua ad essere una necessità per sviluppare il grande patrimonio dell’artigianato artistico italiano e internazionale. Tutte le discipline, dall’architettura all’arte, dal cinema al fumetto, coltivano da tempo progetti nazionali e internazionali per far conoscere “il meglio” che si sta facendo all’interno del loro specifico disciplinare. Il mondo del design ancora non ha saputo affrontare questo modello di confronto. L’oggetto d’uso e di consumo sembra non avere ancora raggiunto il livello di “valore” e “significato” che hanno le altre arti. Ma l’artigianato artistico merita questo genere di iniziative, se non altro per riconoscere lo sforzo creativo, la passione, la voglia di sperimentazione… tutti valori che connotano questa area disciplinare.
Mi sembra di poter affermare che in questi ultimi anni la Fondazione Cologni, attraverso l’impegno e la partecipazione di esperti, studiosi e teorici delle arti applicate, stia contribuendo alla messa a punto di vari strumenti (mostre, premi, pubblicazioni) capaci di raccontare ma soprattutto mettere a confronto le più diverse esperienze creative. Il mondo dell’artigianato artistico guarda con interesse e partecipazione alla crescita di queste iniziative che vanno ben oltre la semplice (ma pur utile) divulgazione. “Homo Faber” sta diventando un centro di conoscenza, di sperimentazione e di confronto internazionale, capace quindi di emergere rispetto alle tante iniziative che si sono succedute in questi ultimi decenni. Emergere per far entrare il nostro artigianato artistico all’interno della grande area internazionale del craft, recuperando così lo straordinario patrimonio creativo che ha sempre distinto il nostro Paese.