Un territorio che non è mai stato ben definito e valorizzato rispetto alle due aree confinanti: l’arte e il design. Negli anni, infatti, si è andata consolidando la disciplina artistica, con il riconoscimento delle Accademie (ormai equiparate alle Università) e con la crescita del sistema museale; anche il design ha avuto una sempre più ampia valorizzazione come disciplina autonoma, soprattutto attraverso la crescita di scuole specialistiche e Università. Al contrario il territorio dell’artigianato artistico negli stessi anni ha perso le ultime scuole (gli Istituti d’arte) e anche una grande fascia di committenza, quella riferita all’arredo domestico, tema di interesse sempre minore per le nuove generazioni.
Siamo tutti consapevoli dell’eccezionalità del nostro territorio italiano, un grande territorio artisticamente fertile e fatto di un patrimonio sedimentato nei secoli, ma sappiamo anche quanto questo patrimonio sia spesso fragile.
Rimangono “sacche” di esperienze ancora vitali nei territori legati alla tradizione, finalizzate a un mercato turistico, ma che propongono pur sempre ripetizioni di stereotipi ormai consumati nel tempo: è la grande proliferazione del sotto-artigianato artistico, fatto di tante, troppe esperienze ridotte a oggetti da bancarella o da fiere locali. Un tempo, entrando nelle botteghe, si potevano notare i tanti disegni lasciati dal Professore di Ornato, dall’Architetto e dal Decoratore, che alimentavano la cultura del fare coltivata e tramandata con grande impegno ma ora, all’interno di questo panorama impoverito, le esperienze vitali sono sempre più rare e assistiamo al lento e progressivo abbandono della pratica dell’artigianato artistico. Questi sono i grandi temi che affliggono questo settore, che può sembrare ormai del tutto confinato alla memoria nostalgica dei tempi passati.
Comunque ci sono ancora diverse occasioni di lavoro che rappresentano per quest’area disciplinare esperienze di eccellenza. Nel tempo molte opere si sono accumulate: dagli edifici storici (chiese e palazzi), alle sculture, alle pitture e agli affreschi, alle architetture e decorazioni degli interni…
Tutte queste opere, per essere mantenute hanno bisogno di maestranze (artigiani artisti) altamente specializzate. Maestranze che con il loro impegno (attraverso le varie commesse istituzionali e non) continuano a mantenere in vita la grande tradizione del nostro artigianato artistico. Sono quindi tanti i nostri bravi artefici a cui manca purtroppo lo stimolo per una progettualità contemporanea. Progettualità che invece si manifesta, in una sorta di continuità che si rinnova di anno in anno, nel settore della “moda di lusso”. È da questi due settori, ancora vitali, da cui dobbiamo partire per far crescere quella eccellenza che ci accompagna e che fa sì che l’Italia sia ancora portatrice di valori artistico-artigianali. Per fare questo occorre che le Istituzioni (mancando i musei attivi, il mercato legato alle gallerie di settore, il collezionismo diffuso…) si attivino per garantire lo sviluppo di queste eccellenze.
Basterebbe ripristinare alcune leggi, come la “Legge del 2%” per l’arte negli spazi pubblici che garantiva, per ogni costruzione architettonica, un finanziamento per opere artistiche a completamento del progetto (legge ora notevolmente ridimensionata); oppure riuscire ad aprire un mercato (per progettisti e artigiani) di alto livello per il merchandising museale, o ancora partecipare alla costruzione di “società di servizi” (regionali) capaci di dare qualità in termini di progetto, comunicazione e vendita, ai più meritevoli artigiani, facendoli crescere attraverso una struttura in grado di fornire cultura del progetto e strumenti imprenditoriali.Tutte queste iniziative, se attivate, potranno senza dubbio far crescere un artigianato artistico più diffuso sul nostro territorio, più consapevole della propria qualità e delle proprie potenzialità, uscendo così da quel fenomeno di “eccellenza rara” che lo caratterizza.