«È un tempio la Natura, dove a volte parole / Escono confuse da viventi pilastri; / L’uomo l’attraversa tra foreste di simboli / Che gli lanciano occhiate familiari». Ne Les Fleurs du Mal, Charles Baudelaire indaga le infinite corrispondenze tra l’uomo e ciò che lo circonda, ovvero la natura. E, proprio come accade nella celebre lirica – nella quale entrando in una foresta, il tempio della natura appunto, l’uomo viene coinvolto con tutti i cinque sensi – così è immaginata l’esperienza immersiva nella sala “Natura” di Homo Faber 2024: una natura che coinvolge e che stupisce, uno stupore necessario, capace di portare il visitatore nelle più autentiche affinità con la bellezza.
A Homo Faber 2024, la sala “Natura” offre un’esplorazione della complessa relazione tra l’umanità e il mondo naturale. Un’esperienza immersiva avvolge i visitatori: qui, artigiani di tutto il mondo mostrano la loro squisita maestria, evidenziando il legame essenziale tra la creatività e il mondo vegetale e animale.
Teatro di questo racconto sono gli spazi dell’ex Tipografia della Fondazione Giorgio Cini che, proprio in occasione di Homo Faber, sono stati oggetto di un restauro ad hoc, contribuendo quindi alla manutenzione del patrimonio monumentale dell’Isola di San Giorgio. La scelta di celebrare la natura all’interno del “Viaggio della vita”, tema della terza edizione di Homo Faber, è particolarmente significativa. Secondo Aristotele gli uomini hanno una tendenza “naturale” a rappresentare la realtà e a produrre l’esperienza attraverso le parole, i suoni e le immagini: qui, sottolineando che la natura è fonte primaria di ispirazione per creare bellezza, Michelangelo Foundation vuole porre l’accento su un rapporto che arricchisce, e che è arricchito dal “tocco” umano di artefici che plasmano la bellezza con le loro mani: gli artigiani.
Artigiani provenienti da tutto il mondo, che dialogano attraverso una selezione curatoriale di pezzi e materiali significativi, con una particolare attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Basti pensare, tra gli altri, all’approccio dei Maestri d’arte giapponesi: il loro radicato rapporto con i simboli della potenza generatrice porta i Tesori Nazionali Viventi ad avere nei confronti della natura un rispetto quasi sacrale. Rispetto per le tecniche di lavorazione, rispetto per i materiali, rispetto dei saperi da tramandare.
L’esperienza del visitatore in questa sala è al contempo personale e inclusiva: personale perché ognuno di noi ha un proprio modo di confrontarsi e percepire la natura, inclusiva perché la natura è ovunque percepita come madre, «madre dolcissima» come ci ricorda Giovanni Pascoli. Una bellezza fragile e potente al tempo stesso, quella delle opere di alto artigianato qui esposte.
La sala, oltre a un’attenta selezione di pezzi artigianali (tra cui un magnifico tavolo onirico, proveniente dalle collezioni del Mobilier National), ospita anche delle speciali installazioni di Cartier e Jaeger-LeCoultre: entrambe le Maison fondano la loro creatività sulla relazione con la natura. Cartier, in esclusiva per la kermesse veneziana, presenta una nuova collezione di gioielli ispirata al mondo animale. Non manca l’esposizione di alcuni pezzi iconici, che hanno reso celebre il rapporto tra la Maison parigina e la natura. Quattro postazioni permettono ai visitatori di apprezzare de visu il savoir-faire prezioso di Cartier: dalla glittica all’oreficeria, dal disegno alla gioielleria.
Jaeger-LeCoultre racconta una natura che fa parte del DNA stesso del brand: un esempio, tra tutti, la sua sede nella Vallée de Joux, centro mondiale dell’alta orologeria, ma soprattutto valle incontaminata che è fonte di ispirazione per le collezioni che qui vedono la luce. Anche in questo caso di grande interesse e curiosità sono le dimostrazioni dal vivo di smaltatura, e delle altre operazioni artigianali legate all’alta orologeria. Un’inedita versione dell’iconico Reverso, ispirata all’arte, a Venezia e ai suoi paesaggi naturali, è testimone di una maestria artigianale al massimo della creatività.
Sentimenti «…che cantano i trasporti dello spirito e dei sensi», conclude Baudelaire, quasi a sottolineare l’intenso pathos che la natura instilla nell’essere umano, protagonista attivo di una bellezza dirompente. Come le opere che questa sala propone.
Articolo scritto con la collaborazione di Francesco Rossetti Molendini