L’amor che move le mani

di Andrea Tomasi

pubblicato su Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture n. 30 aprile 2025

L’amor che move il sole e l’altre stelle, che da sempre è la prima ispirazione per poeti e artisti, spesso move anche le sapienti mani dei maestri artigiani. Lo abbiamo visto lo scorso settembre durante l’ultima edizione di Homo Faber, la mostra evento organizzata da Michelangelo Foundation che pone al centro il talento dei migliori artefici del craft mondiale. Tra le undici sale attraverso le quali si raccontava un viaggio della vita che era anche viaggio attraverso i più disparati savoir-faire, ce n’erano ben due dedicate a questo tema. Un trionfo di fiori realizzati con vari materiali – dalla cera al vetro, dalla plastica riciclata alla porcellana – invitava i visitatori a celebrare la seduzione attraverso il simbolo per eccellenza del corteggiamento, il fiore appunto.

Al pari delle altre arti, l’amore è spesso fonte di ispirazione per i maestri artigiani. Come raccontano le oltre 150 opere dedicate a questo tema esposte durante l’ultima edizione di Homo Faber: una suggestiva immersione nelle infinite declinazioni di questo sentimento.

 

 

MFO_Johann-Nikadimus-Artisan©Marina-Vasilevskaya_64911893

 

Superato quel giardino dell’Eden, reso ancora più realistico dall’uso discreto di un profumo d’autore alla rosa, si passava allo spazio più grande della mostra, al centro del viaggio poiché spesso l’amore è al centro delle nostre vite. Qui, ognuno degli oltre 150 oggetti esposti parlava a modo suo di questo sentimento, traducendo un punto di vista sì personale, ma spesso anche culturale, “politico” e generazionale. Valentina Lobos, per esempio, è una giovane donna cilena che, come molti ragazzi della sua età, non si stanca di viaggiare alla ricerca della sua strada. Studi d’arte in Scozia, poi la Germania e il desiderio di diventare un’artista in un Paese dalla scena culturale vivida.

 

MFO_Valentina-Lobos-Artisan©Valentina-Lobos_69821285

 

Il lockdown la costringe a rivedere i suoi piani, nei lunghi mesi costretta a casa Valentina decide di sperimentare il ricamo, un’arte che aveva sempre ammirato spiando le donne del suo Paese e che da sempre la affascinava perché trasversale a ogni cultura. Mentre le persone sono costrette a stare lontane tra loro, Valentina inizia a immaginare abbracci di fili sottili, uomini e donne spesso nudi che si amano, senza barriere razziali, di orientamento sessuale o di canonici binomi. Opere delicate e mai volgari attraverso le quali la Lobos vuole sottolineare l’importanza di viversi pubblicamente, amando senza paura delle convenzioni e del giudizio altrui, mostrandosi senza il timore di un corpo imperfetto.

 

10.-MFO_Love-(Union)_Giulio-Ghirardi©Michelangelo-Foundation-(4)_67595742

 

Ha giocato con Eros anche Faig Ahmed. Tra i più riconosciuti artisti centro-asiatici della sua generazione, l’azero ha la sua cifra stilistica nella reinterpretazione in chiave unica di quello che è forse l’artigianato più rappresentativo del suo Paese, la manifattura di tappeti. Sfumature e disegni tipici della tradizione si interrompono bruscamente per dare sfogo a una creatività audace che si traduce in distorsioni, accostamenti violenti di colori opposti, nuove opere tessili che vanno a contaminare l’esistente. Come nel caso di Wedding, il grande tappeto di oltre 4 metri sospeso nel mezzo della sala e raffigurante al centro una coppia di sposi intenta a consumare la prima notte di nozze.

 

MFO_Mary-Wing-To-Artisan©Marc-Swadel_24408368

 

Se sul fronte la scena – ispirata a un’antica miniatura erotica custodita nel Musée d’Art et Histoire di Ginevra – è sfumata da un malizioso abbondare di fili che fuoriescono dal tappeto, sul retro l’amor carnale si manifesta nella sua prepotenza. Atmosfere e riferimenti diversi sono quelli di Mary Wing To, artigiana del cuoio decisamente poliedrica, che a una produzione “tradizionale” di selle e articoli per l’equitazione di magnifica fattura – Mary ha ottenuto una borsa di studio dall’importante Queen Elizabeth Scholarship Trust e ha imparato il mestiere nelle scuderie reali affiancando il primo sellaio di corte – alterna bustier, fruste e altri oggetti che guardano al mondo del Burlesque.

 

MFO_Hataman-Touen-Manufacture©Hataman_69821251

 

Due suoi pezzi erano in mostra, nascosti ai piedi di un letto a suggerire che certe fantasie sono destinate al segreto tra amanti, poco distanti da opere di segno opposto, piene di un romanticismo d’altri tempi. Come le tiare di Johann Nikadimus, ricamatore russo stabilitosi in Serbia allo scoppiare della guerra, che nelle sue corone di perle fa rivivere reinterpretandoli i copricapi che le donne sposate del suo Paese indossavano nei giorni di festa, una tradizione artigiana che affonda le sue radici addirittura nel XII secolo. O come le piccole bottiglie per profumo, altro simbolo assoluto di seduzione, realizzate dall’atelier giapponese Hataman Touen, dove quattro generazioni di una stessa famiglia si sono tramandate un’arte della smaltatura su porcellana a quattro colori tipica della città di Imari e risalente a oltre 370 anni fa.

11.-MFO_Wedding_Faig-Ahmed-artisan©Courtesy-of-Faig-Ahmed-Studio_65301280

 

Ovviamente, parlando d’amore, non potevano mancare molti italiani che nel corso della loro carriera si sono lasciati ispirare da questo tema che permea la nostra terra e le nostre arti così in profondità. Come Pasotti 1956, splendida realtà fondata nella campagna mantovana da Ernesta Pasotti, artigiana di un ombrellificio milanese che quasi 70 anni fa decise di tornare al paese e aprire una sua bottega. Oggi Pasotti 1956 è portato avanti dai suoi nipoti e realizza un massimo di quarantamila ombrelli l’anno, fatti con materiali e tessuti preziosi. Pezzi di sognante romanticismo, che ricordano gli ombrelli dei secoli scorsi, quelli usati da nobildonne e dame dell’alta borghesia durante le loro passeggiate, quando erano solite inviare tramite quell’accessorio, nella scelta del colore o nel modo di impugnarlo, messaggi in codice all’amato.

Andrea Tomasi

Andrea Tomasi

Laureato in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo a Bologna, inizia la sua carriera come critico cinematografico. Dopo aver lavorato come caporedattore per diversi settimanali, nel 2018 inizia la sua collaborazione con la Michelangelo Foundation per la realizzazione della prima edizione di “Homo Faber”. Dal 2020 dirige la “Homo Faber” Guide, una piattaforma online che consente di scoprire artigiani d’eccellenza in Europa e in altri Paesi extra-europei.

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