Nel silenzio di una valle incantata

di Nurye Donatoni

pubblicato su Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture n. 27 settembre - 2023

Entro in un piccolo condominio anni Ottanta, scendo le scale grigie tra pareti bianche. Sono perplessa, mi pare un luogo anonimo, troppo anonimo per essere un laboratorio artigianale. Busso alla porta, lentamente la apro, con il timore di disturbare. Entro. Uno scrigno. Un laboratorio pulito, ordinato, ovattato, con le pareti e i pavimenti di legno che profumano, una grande vetrata e un pacifico silenzio. Una sorprendente tranquillità pervade lo spazio. Percepisco di trovarmi in un luogo raro, virtuoso e magico.

 

La ricercatezza e il saper-fare d’altri tempi di due giovani sarti altoatesini esaltano lo spirito identitario di una comunità. Nella quiete della Val Sarentino, i fratelli Thaler realizzano pregiati manufatti in cuoio ornati da ricami finissimi realizzati con piume di pavone.

 

 

Sono nel meraviglioso atelier dei fratelli Thaler a Sarentino, Sarntal. Un comune di circa settemila anime in una valle laterale, la Val Sarentino, a nord di Bolzano. La sua caratteristica, come cita il materiale promozionale, è la coesione degli abitanti, il rispetto per la natura, la fede religiosa, il valore per le tradizioni, i suoi splendidi costumi. È una valle dove la maggior parte delle persone è impegnata nell’agricoltura e il quotidiano scorre seguendo la stagionalità della montagna. Ventisette piccole frazioni compongono questo comune montano.

Non ci sono comprensori sciistici, se non verso il fondo valle, e c’è un turismo non aggressivo. La caratteristica della Val Sarentino è la produzione di uno dei costumi tradizionali più ricchi, preziosi e ambiti di tutta l’area germanofona. Pregevoli prodotti artigianali che meravigliano e identificano una comunità.

 

 

Ulrich e Georg, due giovani artigiani, lavorano con entusiasmo insieme a cinque abili collaboratrici, alcune giovanissime, e con il supporto della sorella Andrea. Seduti ricamano di fronte alla grande vetrata da cui entra una luce risplendente. Calzano ciabatte di lana cotta. Mostrano dedizione, pazienza e serietà nel loro fare, qualità che rivelano a prima vista una passione propria delle alte maestrie artigianali, una virtù che distingue i nostri Maestri d’eccellenza. I fratelli Thaler producono preziosi ed esclusivi manufatti in cuoio ricamati sapientemente: cinturoni per i costumi tradizionali, cinture per pantaloni, portafogli, scarpe tradizionali, bretelle e altri piccoli oggetti.

La pregevolezza della loro arte è data dal magnifico ricamo realizzato con un “filo” particolare, le rachidi delle penne di pavone, Federkielstickerei in tedesco, la lingua parlata in questi luoghi. Si tratta di un’antica tecnica di ricamo nata nel XVIII secolo nell’area germanofona. All’epoca gli aristocratici e le persone più abbienti usavano portare cinture ricamate che servivano da protezione. Nel XIX e XX secolo la lavorazione del cuoio assunse crescente importanza per la decorazione dei costumi tradizionali, sottolineando l’appartenenza a una precisa comunità identitaria.

I pavoni maschi una volta all’anno, tra luglio e agosto, perdono l’intera coda. Con grande pazienza vengono pulite le piume che la compongono. Si eliminano le belle penne colorate, le barbe e le barbule. Si tengono solo le costole bianche o rachidi, che vengono tagliate in finissime e lunghe listarelle, da quattro a sei per ogni rachide. Questi fili, da loro chiamati “fili della rachide”, sono utilizzati come veri e propri ago e filo per ricamare. A volte qualche “mazzo di rachidi” viene tinto con colori naturali per arricchire la decorazione del ricamo. Gli eleganti e ricercati decori evocano paesaggi, animali, fiori e foglie di montagna, ma anche sinuose forme astratte. Sono disegnati a mano su carta velina e poi riportati, con la tecnica dello spolvero, sulla base in cuoio da decorare. Il cuoio viene perforato con punteruoli di diverse dimensioni. Nel foro si inserisce, usando le dita, il filo di rachide. Bisogna avere gli occhi buoni ed essere molto precisi. Per cucire è utilizzato il tradizionale punto sellaio. Nascono così preziosi ricami, pezzi ornati, che richiedono ore e ore di paziente lavoro. Ci vogliono ad esempio oltre trecento ore per ricamare la cintura del costume tradizionale.

 

 

La famiglia Thaler si dedica da tre generazioni al ricamo del cuoio. Il nonno Johann aveva imparato il mestiere da un vecchio contadino della Val Sarentino, perfezionando la tecnica e disegnando motivi decorativi più sinuosi e raffinati. È subentrato poi il papà Johann, che alcuni anni fa ha lasciato il ricamificio alla terza generazione, continuando però ad affiancare i figli con i suoi preziosi consigli e la sua esperienza. I Thaler sono artigiani conosciuti e stimati e i loro manufatti sono molto ricercati. Parlando con Ulrich, sempre gentile e sorridente, scopro che gli estimatori e i clienti provengono per lo più da tutta l’area germanofona e per avere un loro prezioso pezzo unico sono disposti a una lunga attesa.

Comprendo ancora una volta, emozionandomi, che la particolare abilità tecnica e il virtuosismo del fare artigiano sono capaci di creare manufatti di sorprendente bellezza. I Thaler con tenacia, serietà e passione esprimono una maestria impareggiabile. Nella loro silenziosa bottega perseverano un sapere manuale che travalica il tempo. Il rigore e la coerenza della loro produzione celano un’integrità che suscita ammirazione.

Nurye Donatoni

Nurye Donatoni

Laureata in conservazione dei beni culturali, esperta di artigianato artistico e di tradizione, è direttrice artistica del MAV – Museo dell’Artigianato Valdostano di tradizione. Attualmente svolge per Fondazione Cologni una ricerca per la mappatura dei mestieri rari e a rischio di scomparsa in tutta Italia.

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