Caleidoscopio di eccellenza

di Margherita Rosina

pubblicato su Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture n. 29 settembre 2024

Difficilissimo condensare in poche righe l’attività di una azienda come Achille Pinto di Casnate con Bernate (Como), che spazia dalla tessitura, alla stampa, all’accessorio, al capo finito, all’home wear di altissima gamma e che ha mantenuto dalla fondazione a oggi – hanno da poco festeggiato i novant’anni di attività – un profilo di estrema riservatezza. Già dal logo traspare lo spirito del fondatore trasmesso ai discendenti: è una piccola ape stilizzata inserita in un triangolo, scelta non a caso per rappresentare un insetto – non vistoso come la farfalla – ma noto per la sua operosità, e nello stesso tempo acronimo del fondatore, (APE) Achille Pinto Export.

 

Con una storia che abbraccia novant’anni, Achille Pinto è oggi sinonimo di qualità, creatività e sostenibilità. Specializzata in tessitura, stampa, accessori, abbigliamento di alta gamma e home wear, l’azienda ha saputo mantenere un profilo discreto, ma sempre all’avanguardia, ed è presente a Homo Faber 2024 con una creazione d’eccezione.

 

Semplice operaio di una tintoria comasca, nel 1933 Achille rileva tre telai dismessi e, partendo dalla cantina di casa, avvia un’attività imprenditoriale che si espande rapidamente, al punto che dieci anni più tardi i telai sono trenta, attivi soprattutto nella produzione di tessuti jacquard e stampati per cravatteria.
Dopo la pausa forzata della Seconda Guerra mondiale prosegue l’espansione della ditta, con l’aggiunta di un reparto di fotoincisione dei quadri per la stampa manuale. Sono anni di grande fermento per l’industria tessile comasca, che si distingue nel panorama europeo per l’intraprendenza dei suoi attori; in un’intervista del 1952, Mme Brossin de Mérè, una famosa designer svizzera che collaborò a lungo con varie industrie comasche, affermava «quanto fosse piacevole lavorare con dei tecnici attenti, puntigliosi, ansiosi di riuscire a risolvere i problemi, con degli industriali comprensivi e desiderosi di creare una novità.» Tutte caratteristiche che si addicono perfettamente al mondo di Achille Pinto.
Nel 1959 un altro passo importante: il coinvolgimento in azienda dei tre figli maschi di Achille e dal 1969 del genero Mario Uliassi. Quest’ultimo assumerà poi il ruolo di amministratore delegato e sarà sua la decisione di suddividere la Pinto in tre aree autonome ma collegate: abbigliamento, accessorio e tessile.

 

Achille Pinto 2020 © foto di Mattia Balsamini

 

Oggi la Achille Pinto è nelle mani dei figli di Mario Uliassi: Paolo, responsabile dell’area tessuto, Matteo, cui fa capo la divisione prodotto finito e Lisa responsabile dell’ufficio stile. L’azienda conta attualmente più di 400 dipendenti divisi in otto stabilimenti, dislocati nel comasco e nel biellese, a coprire tutte le fasi della produzione e della confezione di abbigliamento e accessorio per il mercato di alta gamma.
All’esterno, lo stabilimento di Casnate ha quasi conservato l’aspetto che aveva negli anni Cinquanta, quando sorgeva in un’area di aperta campagna, mentre oggi si ritrova a essere nel centro del paese: l’interno è una sorgente continua di sorprese, a cominciare dall’immenso archivio di prodotto, una risorsa fondamentale per un’industria comasca di questa importanza.

 

Achille Pinto reportage © foto di Andrea Pugiotto

 

È pressoché incalcolabile il numero di campioni di tessuto e disegni tessili che sono stati ordinatamente inventariati, sia provenienti dalla produzione di Pinto, sia da altri importanti archivi comaschi come quelli di Jermi e di Giuseppe Menta. Attenzione al patrimonio tessile del passato, quindi, coniugata con la volontà di sfruttarlo nel migliore dei modi per la produzione contemporanea, rispettandone però la fragilità: per questa ragione sono stati finora classificati e digitalizzati circa 275.000 disegni, proposti ai clienti attraverso un grande tavolo digitale interattivo che permette di testare immediatamente l’effetto di un determinato pattern applicato a svariati capi di abbigliamento e accessori. Questo consente di “lasciare a riposo” i materiali originali, tessili o cartacei, che verranno consultati solo quando è indispensabile verificarne la mano, la texture o le sfumature di colore. Le stamperie coprono l’intera gamma delle esigenze; una specializzata nella stampa digitale, di cui la Pinto è stata pioniera, che produce anche 300/400 metri all’ora, affiancata in tempi più recenti dalla stampa twin, per stampare a registro simultaneamente sui due lati del tessuto anche varianti colore diverse.

 

Achille Pinto reportage © foto di Andrea Pugiotto

 

La Comoprint invece, diretta da Valeriano Gaffuri insieme ai fratelli Uliassi, sorge a poca distanza dalla sede di Casnate ed è dedicata alla stampa a quadro serigrafico. Qui il ritmo è diverso, la dimensione prettamente artigianale: Valeriano ci accoglie scusandosi per il colore che lo imbratta qua e là, poiché sovrintende in prima persona alle attività della stamperia, e ci accompagna tra i tavoli da stampa invitandoci ad apprezzare la raffinatezza di una tecnica, molto più lenta rispetto a quella ink-jet, che ha reso famose le stamperie comasche nel mondo.
Qui si eseguono le commesse per i marchi più prestigiosi, con una clientela capace di apprezzare l’esclusività di stampe anche a più di trenta colori, che vengono eseguite sia su seta sia su filati nobili di lana/cachemire, orditi e tessuti in una delle società del gruppo Pinto, a Gaglianico nel biellese. La scommessa della terza generazione di imprenditori impegnata adesso nella Achille Pinto si è allargata all’acquisizione di aziende ad alto tasso di artigianalità nel campo dell’home wear, come Alonpi, con cui realizzano plaid di cachemire di estrema raffinatezza, o Franco Ferrari, creatore di foulard e capi di abbigliamento ispirati alla natura con brillantissime combinazioni di colore.

 

Achille Pinto 2020 © foto di Mattia Balsamini. Fratelli Uliassi

 

Da ultimo (ma con i fratelli Uliassi c’è da scommettere che a breve se ne usciranno con altre sorprese), il sodalizio con Pierre-Louis Mascia, illustratore francese con cui hanno stretto una collaborazione iniziata dalla produzione di accessori, poi allargatasi all’abbigliamento e alla casa. Lo stile di Mascia è personalissimo, non soggetto alle mode, fatto di un collage di suggestioni che spaziano dal Rinascimento all’etnico, al geometrico, al ricamo e che rendono unico e immediatamente riconoscibile il suo stile. Proprio Pierre-Louis Mascia creerà
gli speciali kimono in velluto di seta per Homo Faber, realizzati con cura artigianale da Achille Pinto per celebrare il “Viaggio della vita”.
Tutto questo caleidoscopio di attività che coniugano industria d’avanguardia, alto artigianato e capacità creative, viene gestito fin dalle origini con grande attenzione ai fattori ambientali. Dagli anni Novanta del secolo scorso la Pinto si è impegnata nello smaltimento delle acque di tintura, nella riduzione dei rumori negli stabilimenti e delle emissioni nell’atmosfera, nel pieno rispetto dei più moderni standard di attenzione all’ambiente, divenendo una azienda green impegnata nello sviluppo sostenibile. Il fondatore non lo poteva sapere, ma la scelta dell’ape come logo oggi significa anche questo, rispetto per la natura.

Margherita Rosina

Margherita Rosina

Storica del tessuto e curatrice, direttrice del Museo della Fondazione Antonio Ratti di Como dal 2007 al 2017. È stata docente presso l’Università Statale di Milano, collabora con l’Università IULM tenendo lezioni e seminari. È autrice di numerose pubblicazioni sulla storia della moda e del tessile.

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