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Celestino Tessuti d’Arte

Via Monaci, 14 - Longobucco (CS)

Nel cuore della Sila c’è una tessitura d’arte che da tre generazioni porta avanti un’antica e rara lavorazione per la quale la Calabria era famosa. Ad aprire il laboratorio negli anni Trenta del secolo scorso è stato Eugenio Celestino, un maestro artigiano che ha saputo recuperare le antiche tradizioni del territorio e promuoverle attraverso esposizioni e mostre mercato, per farle conoscere, giungendo a servire la Casa Reale e importanti firme dell’alta moda.

Oggi a continuare questa rara attività artigianale sono il figlio Mario con la moglie Gina e i nipoti, Eugenio e Barbara, terza generazione del prezioso laboratorio. «La nostra lavorazione ha una tradizione molto antica e molto particolare,» racconta Gina Celestino. «Qui a Longobucco abbiamo trovato dei tessuti che risalgono all’Ottocento e insieme ad altri più recenti li abbiamo esposti nel museo che abbiamo creato una decina di anni fa: per non disperdere questo patrimonio che aveva reso famosa la nostra Regione. In paese tutte le donne avevano un telaio e le ragazze si confezionavano il corredo in casa. La differenza della nostra lavorazione rispetto ad altre tecniche di tessitura consiste nel decorare a mano la tela mentre viene tessuta a telaio. Una tecnica antica che richiede grande abilità. I motivi decorativi possono essere geometrici, oppure floreali, o ancora antropomorfi: bambini stilizzati che si tengono per mano, cervi, colombe. Il cervo in gabbia è uno dei disegni più antichi,» spiega, lei che ne ha realizzati tanti. «Anche il “punto del giudice” è uno dei più complessi perché raffigura l’albero della vita, la bilancia della giustizia, le colombe della pace, l’abbondanza delle messi. Sui nostri telai si possono decorare le tele con due diverse tecniche: con il punto piatto oppure a rilievo.»

In laboratorio ci sono 8 telai tradizionali con 4 licci e tutta l’attrezzatura: orditoio, canne, arcolaio. I Celestino tengono anche corsi di scuola-lavoro, per trasmettere l’antico sapere. Realizzano arazzi, coperte, tende, copriletti, asciugamani, tovaglie, sciarpe, biancheria, anche su ordinazione. «Per l’ordito utilizziamo il cotone, mentre per la trama la seta, la lana, il lino, un tempo anche la ginestra. Quando negli anni Trenta vigeva l’autarchia, Eugenio Celestino aveva coltivato le ginestre e realizzava bellissimi capi col filo che ne ricavava,» confida la signora Celestino. «Nel museo conserviamo un tessuto realizzato con filo di ginestra il cui ricamo riporta i versi della celebre poesia di Leopardi, La ginestra.»

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